Il borgomastro di Saardam
di Gaetano Donizetti
24 novembre
ore 20.30
26 novembre
ore 15.30
2 dicembre
ore 20.30
Teatro Sociale, festival Donizetti Opera
via Bartolomeo Colleoni 4, Bergamo
Dopo una partecipata e applaudita Anteprima dedicata agli under30, Il borgomastro di Saardam sarà il primo titolo a debuttare per la seconda edizione del festival Donizetti Opera, in scena 24 e 26 novembre, 2 dicembre 2017 al Teatro Sociale. Protagonista è lo zar Pietro il Grande in inconito in Europa, a Saardam: per questi legami del soggetto con la storia russa, lo spettacolo è stato scelto per partecipare alle celebrazioni per il 200° anniversario della scomparsa di Giacomo Quarenghi; l’inserimento in programma di un’opera che lega il compositore orobico alla Russia è sembrato il contributo più pertinente che la Fondazone potesse dare al grande architetto.
La produzione del Borgomastro di Saardam ha poi una ulteriore impronta “bergamasca”, affidata alla bacchetta di Roberto Rizzi Brignoli e con Davide Ferrario, celebre regista cinematografico di fama internazionale, molto legato alla città e al Lab80, che debutta nella lirica. Il cast vede affiancati Andrea Concetti (interprete di carriera ormai conclamata, protagonista sui palcoscenici di tutto il mondo) ad alcune voci che si stanno affermando in questi anni nel repertorio belcantistico come Giorgio Caoduro, Juan Francisco Gatell, Irina Dubrovskaya e Aya Wakizono. L’Orchestra e il Coro (affidato alla direzione di Fabio Tartari) sono quelli del festival Donizetti Opera, impegnati già dal 2016 nell’esecuzione dei lavori del compositore cittadino.
Il borgomastro di Saardam, opera composta nell’estate del 1827, ci restituisce un giovane Donizetti già esperto nel creare situazioni teatrali, semplici ma d’effetto. L’intreccio celebra un atto di generosità dello zar Pietro il Grande in favore di Flimann che, insignito di un altisonante titolo, sposa l’amata Marietta. Il libretto, scritto da Domenico Gilardoni, è un perfetto esempio di opera buffa italiana sul quale Donizetti costruisce un discorso musicale elettrizzante con geniali interventi che si discostano dal canone musicale rossiniano, allora imperante. Proprio in quei sottili scostamenti dalle celebri e celebrate partiture di Rossini, risiedeva la via per crearsi un posto di rilievo nel panorama operistico italiano dell’Ottocento, abitato da impresari più o meno rispettabili e capricciose prime donne molto pericolose. È così che, nell’Introduzione dell’opera, Donizetti introduce un pulsante ritmo di bolero e, nel Terzetto del primo atto, una miracolosa frase ai violini, distesa e lirica, che sarà una delle sue cifre stilistiche più apprezzate. La partitura serba altre gemme che allo spettatore toccherà scoprire.
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